Situato tra le montagne, circondato da alberi di cedro millenali, il tempio Eiheiji incarna perfettamente tutti gli elementi della spiritualità giapponese. Lontano dalla confusione dei centri abitati, in un silenzio a tratti surreale, interrotto soltanto dallo scorrere dei ruscelli e dal fruscìo degli alberi, i monaci buddhisti procedono nel loro addestramento quotidiano, attraverso sessioni di zazen (meditazione zen in posizione seduta), lettura di Sutra (sacre scritture buddhiste), apprendimento di Dharma (leggi del Buddhismo) e una dieta rigorosamente vegetariana.
La fondazione del Daihonzan Eiheiji (il termine Daihonzan viene usato per indicare il tempio principale del Buddhismo Zen, un po’ come il Vaticano per il Cattolicesimo) viene fatta risalire al 1244, ad opera del monaco Dogen Zenji, colui che introdusse la scuola Soto-shu del Buddhismo in Giappone dalla Cina. Lunghi corridoi si allungano quasi ad arrampicarsi sul fianco della montagna, collegando le numerose sale (oltre 70) che compongono il complesso.
La caratteristica dell’Eiheiji, che lo rende speciale agli occhi del visitatore, risiede nella possibilità per le persone comuni non solo di partecipare ad alcune funzioni svolte nell’Hatto, la sala dedicata alle cerimonie, ma di poter anche pernottare nel tempio e sperimentarne la vita ascetica per mezza giornata, con sessioni di meditazione zazen e pasti vegetariani inclusi.
Monaco, per mezza giornata
La giornata per il visitatore ha inizio prima del sorgere del sole, con il raduno alle 5 del mattino all’Hatto, per la cerimonia del Choka, ovvero la lettura mattutina dei Sutra. A questa funzione partecipano tutti i monaci del tempio, incluso il Kanju (il capo spirituale del tempio). Ai partecipanti esterni viene consegnato, prima di entrare nella sala, il libretto contenenti tutti i sutra da recitare durante la cerimonia. Per i visitatori stranieri vi è una versione traslitterata in caratteri romani che contiene, sul retro, anche una spiegazione del contenuto dei sutra. Durante il Choka viene chiesto a tutti i presenti di avvicinarsi all’altare per l’oshoko, un rito durante il quale viene bruciato un pungolo di foglie e corteccia tritate di albero di Shikimi e si rivolge un pensiero verso coloro che non ci sono più. La recitazione all’unisono dei sutra, il momento dell’oshoko, contribuiscono ad aumentare la sacralità di questa esperienza.
Successivamente al Choka, ci si sposta verso la mensa dove viene servita la colazione, a base di Shojin Ryori, o cucina vegetariana Buddhista. Assieme all’okayu, un porridge di riso, vengono servite diverse portate, tutte rigorosamente di origine vegetale. Il Buddhismo, infatti, proibisce l’uccisione degli animali, poiché la loro anima potrebbe essere appartenuta in passato ad un essere umano (i Buddhisti credono nella reincarnazione dell’anima dopo la morte). Personalmente, chi vi scrive è rimasto piacevolmente colpito dai piatti, dei quali sia l’aspetto sia il gusto tutto facevano pensare eccetto che si trattasse di cucina vegetariana. Un elemento importante della Shojin Ryori, che viene tramandato di generazione in generazione attraverso la figura del Tenzo Roshi (una delle personalità più importanti del tempio, che coordina le cucine e si prende cura della dieta dei monaci), risiede nella convinzione che degli ingredienti utilizzati non si butta via niente, e vi è quindi una ricerca culinaria minuziosa in modo da poter utilizzare ogni elemento di ogni ingrediente a disposizione.
"Jiga wo horisutete", ovvero "abbandona il tuo ego"
Una volta ultimata la colazione ci si dirige verso lo zendo, una sala dedicata alla meditazione zazen. Qui il monaco accompagnatore effettua una breve spiegazione su come eseguire la meditazione, le posizioni corrette da tenere e, soprattutto, lo stato mentale e spirituale da ottenere. Lo zazen è nato come un modo per alleviare le sofferenze dell’uomo attraverso il distacco completo dai pensieri e le preoccupazioni che lo attanagliano di giorno in giorno.
Le sessioni di zazen sono due, una più breve, introduttiva e l’altra di 40 minuti (lo stesso tempo impiegato dai monaci durante le loro meditazioni), intervallate da un seminario sui Dharma, ovvero le leggi Buddhiste, durante il quale vengono spiegati i principi base della scuola Soto-shu del Buddhismo e la vita del suo fondatore Dogen Zenji.
Ultimata la seconda sessione, si fa ritorno alla mensa dove, ad attendere gli ospiti, vi è un pranzo a base, come la colazione, di Shojin Ryori. A differenza della colazione, in genere le portate sono maggiori e più variegate, con il riso in bianco al posto del porridge e l’aggiunta anche di un wagashi, un dolce giapponese. Una volta ultimato il pranzo, si ritorna nella sala dove si è tenuta la lezione sui Dharma per le ultime domande e per riempire un piccolo questionario, dopodiché si è pronti per lasciare il tempio.
Considerazioni
Al primo impatto quest’esperienza può sembrare faticosa, specialmente per chi si approccia per la prima volta al Buddhismo nella versione della scuola Soto-shu. Da un lato, pur essendo “esterni”, viene richiesta l’osservanza dei precetti e delle usanze del tempio durante tutto il periodo della permanenza, sebbene il livello di rigidità sia molto minore rispetto a ciò che ci si può aspettare prima di entrare. Vi sono tuttavia cerimonie da presenziare e le varie attività da svolgere, e il mio consiglio è quello di prepararsi spiritualmente prima di intraprendere questa esperienza, nonché di farla solo se determinati e flessibili mentalmente, oltre ad avere, ovviamente, una curiosità culturale di fondo. Dall’altro, tuttavia, se affrontata con il giusto spirito, è un’esperienza che può solo giovare al corpo e allo spirito, e gli insegnamenti ricevuti torneranno sicuramente utili durante la vita di tutti i giorni.
Come arrivare
Eiheiji è collegato alle reti di trasporto ferroviario attraverso degli autobus della linea Keifuku.
È possibile utilizzare il bus n.88 che parte dalla stazione Eiheiji-guchi della linea Echizen Railway. L’autobus impiega circa 13 minuti per arrivare al capolinea “Eiheiji”, dal quale, dopo circa 8 minuti di cammino, si giunge all’entrata del tempio.
Molto più comoda è la linea autobus che collega il tempio direttamente alla stazione di Fukui. Vi sono tre corse (alle 10, 11:50, 13:50) che partono dalla stazione di Fukui verso Eiheiji e altre tre corse (10:40, 12:30, 14:30) che operano il viaggio all’inverso. L’autobus impiega circa 30 minuti per percorrere il tragitto. Il numero di corse potrebbe aumentare con la riapertura delle frontiere e, soprattutto, con il prolungamento della linea Hokuriku Shinkansen che verrà ultimato e inaugurato nel 2024 e che garantirà a Fukui un accesso diretto per coloro che viaggiano dall’area di Tokyo.
Il Consiglio di Japanissimo
È possibile sperimentare le attività del tempio in maniera meno “ascetica” pernottando all’ Hakujukan, un hotel che si trova nei pressi dell’Eiheiji. L’Hakujukan infatti è una struttura collegata al tempio e funge anche da concierge dello stesso. È possibile, su richiesta, sia effettuare una breve sessione di zazen al tempio della durata di circa 15-20 minuti una volta effettuato il check-in, sia partecipare al Choka il mattino successivo (un emissario del tempio verrà a prendervi all’hotel e vi condurrà fino all’Hatto). Inoltre, l’hotel offre la possibilità di scegliere per i pasti, oltre alla cucina tradizionale giapponese, anche la Shojin Ryori. Lo chef, infatti, ha appreso i princìpi della cucina vegetariana Buddhista direttamente dal Tenzo Roshi del tempio, e li ripropone fedelmente nelle sue portate.
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